Il Treno Reale - Carrozza Ristorante

Un gioiello storico unico, icona di un’epoca riportata a nuova vita.

Gli Anni Venti: tempi ruggenti, densi di fermenti artistici, culturali e sociali. Sono gli anni del jazz, dell’Art Déco e della moda anticonformista. Furono anche gli anni dei treni a vapore, con cui l’Italia si apre al mondo accorciando le distanze fisiche e culturali con il resto d’Europa. E proprio una carrozza di questi treni si trova oggi a Palazzo di Varignana, grazie ad una precisa ricostruzione filologica e un accurato restauro fortemente voluta dal fondatore, Carlo Gherardi. Ne è derivato un gioiello artistico unico, impreziosito dalle minuziose decorazioni in foglia d’oro di esperti artigiani e dallo splendido intervento pittorico di Giovanni Bressana, artista di fama internazionale.

Datata 1921 e prototipo del Treno Reale, fu un vagone di prima classe appartenente al lotto FS Az 10.000 e fu impiegata sui treni più importanti per il servizio interno alla penisola italiana. Il livello di lusso e confort di questa carrozza era notevole, tanto da annoverarsi tra le più belle e funzionali vetture ferroviarie europee della sua epoca. Molto più di una semplice carrozza d'epoca, bensì il simbolo di un'Italia aperta al mondo, fatta di collegamenti internazionali che sostituivano i lunghi viaggi in carrozza a cavalli con quelli con quelli rapidi, effettuati con sbuffanti locomotive a vapore e carrozze arredate con velluti, ottoni e legni pregiati.

La carrozza incarna una fantastica stagione di cambiamenti iniziata all’indomani della Prima Guerra Mondiale quando i treni di lusso raggiunsero il massimo splendore prima di soccombere sotto i colpi portati dalla crisi economica, dalla Seconda Guerra Mondiale e dai totalitarismi.

La Locomotiva

A completamento della ricostruzione storica, nel settembre del 2024 a Palazzo di Varignana è arrivata anche la locomotiva, una serie 740, le più numerose locomotive a vapore italiana, tanto da essere definite “Maestre”, in quanto tutti i macchinisti del vapore italiano hanno imparato e lavorato su queste locomotive in tutti i depositi d’Italia, dalle Alpi alle Isole. La 740.329 di Palazzo di Varignana, costruita da parte delle Officine Meccaniche di Milano (OM) con il numero di fabbrica 722, entrò in servizio il 24 marzo 1921. Inizialmente svolse i suoi servizi merci e passeggeri in Toscana sulle linee facenti capo a Firenze, per spostarsi nel 1926 a Benevento; nel 1928 fu trasferita in Romagna fino alla Seconda Guerra Mondiale quando giunse al Deposito di Catania. Nel dopoguerra, si ipotizza che la vaporiera abbia lavorato in Campania per via delle numerose revisioni eseguite tra il 1949 e il 1967 alle Officine di Pietrarsa, oggi Museo Nazionale Ferroviario.

All’inizio degli anni ’70, la 740.329 fu assegnata al Deposito di Livorno dove svolse servizio fino al 1978, quando fu necessario trasferirla a Cremona per effettuare delle revisioni alla caldaia. Nel 1980 ritornò a Livorno dove, grazie alle testimonianze di Arnaldo Vescovo, fu impiegata per l’abilitazione di neo ingegneri delle FS alla trazione a vapore; nel 1984 cessò ufficialmente il servizio attivo per rimanere come locomotiva accantonata di scorta al treno soccorso di Livorno fino al 1989, alternandosi alla testa di treni speciali sulle linee più scenografiche della Toscana.

Rifacendoci alle testimonianze di Arnaldo Vescovo, è altamente probabile che l’ultima volta in cui la 740.329 sia stata accesa risalga all’ottobre 1989 quando fu impiegata per uno spot pubblicitario della Barilla.